In questo articolo parleremo dell’RSI Indicatore (Relative Strength Index), uno strumento molto utilizzato dai traders per fare previsioni di borsa e trading online partendo dalla sua formulazione, per arrivare poi ad illustrare utili esempi pratici che riguardano la sua applicazione.
Facciamo subito una precisazione: chiamare l’RSI indicatore con tale nome (indicatore appunto) è in realtà un errore.
L’RSI infatti appartiene a rigore a quella classe di strumenti di analisi algoritmica di analisi tecnica dei mercati finanziari chiamati: oscillatori.
Dovrebbe quindi essere più corretto chiamare tale strumento oscillatore RSI, ma molte volte capita di “vedere” molti addetti ai lavori chiamarlo appunto con il suo “secondo nome”, per l’appunto: RSI indicatore.
Beh chiamatelo come vi pare ma l’importante è capire come è costruito e come deve essere utilizzato.
È infatti soltanto in questo modo, cioè capendo a fondo la logica che sta dietro la sua costruzione, che è possibile interpretarlo nella maniera corretta, permettendo a noi traders di utilizzarlo con metodo ed in maniera profittevole durante la nostra attività di trading.
Chi ha inventato l’RSI indicatore e come si è diffuso
L’RSI indicatore è stato inventato da un certo John Welles Wilder che nel 1978 lo presento nel suo libro New Concepts in Technical Trading System.
L’indicatore RSI venne da subito utilizzato dai traders in quanto accolto positivamente poiché risolveva alcuni problemi di scarsa affidabilità di altri indicatori utilizzati soprattutto in passato, come il momentum.
Oggi l’RSI indicatore (o per meglio dire oscillatore RSI ad essere precisi) si può trovare in tutte le piattaforme di chart trading in quando la sua storica popolarità ha fatto chi che venisse implementato nella maggior parte delle piattaforme di negoziazione di trading online.
La figura sottostante mostra come si presenta l’RSI:
Formulazione matematica dell’RSI indicatore
L’indicatore RSI può essere costruito in maniera matematicamente abbastanza semplice attraverso l’impostazione di un solo parametro: il periodo.
Il periodo non è altro che l’intervallo di tempo o di barre di prezzo che la piattaforma di trading deve considerare per il calcolo dell’indicatore RSI a partire dall’ultima barra di prezzo.
L’indicatore infatti subisce variazioni significative a seconda di quante barre di prezzo si considerano per il suo calcolo.
Se vogliamo utilizzare in maniera efficace questo fantastico strumento previsionale non dobbiamo quindi dimenticarci di impostare il periodo corretto.
Wilder stesso consiglia un utilizzo a 14 periodi, ma nulla vieta di effettuare una impostazione diversa nella propria piattaforma di negoziazione.
Ma andiamo alla formula matematica dell’RSI (non preoccuparti tanto oggi tutte le piattaforme di trading effettuano in automatico questo calcolo restituendoti alla fine il semplice andamento grafico che è quello che ti interessa):
RSI = 100 * U/(U+D)
dove
U = media delle differenze di chiusura al rialzo di X giorni;
D = media del valore assoluto delle differenze di chiusura al ribasso di X giorni;
L’unico parametro da impostare è quindi il periodo di X giorni;
Note Importanti:
L’indicatore per sua costruzione oscilla sempre nell’intervallo compreso tra 0 e +100 ed è da qui che deriva la ragione per cui sarebbe più corretto chiamarlo oscillatore.
Se il periodo diminuisce l’RSI diventa più reattivo generando un numero maggiore di falsi segnali ed inoltre minore sarà il ritardo dell’indicatore rispetto ai prezzi;
Se il periodo aumenta l’RSI diventa al contrario meno reattivo generando così un numero minore di falsi segnali, mentre il ritardo ottenuto rispetto ai prezzi diventerà più alto.
Settaggi dell’RSI indicatore sulle piattaforme di chart trading
Vediamo di chiarire meglio con un esempio quanto appena detto nel paragrafo precedente.
L’immagine a seguire mostra la finestra in cui inserire il numero di periodi dell’RSI indicatore (di default 14 periodi nella maggior parte delle piattaforme di trading).
Si possono definire anche le fasce di iperacquisto (da +80 a +100) e di ipervendita (da 0 a +20), le quali possono anche essere customizzate a proprio piacimento, ma si consiglia sempre di lasciare di default a valori di 20 ed 80 questi settaggi dell’indicatore RSI.
Mostriamo invece adesso il confronto tra due diversi periodi per capire come varia l’indicatore quando si cambia il periodo. Vediamo il tutto con un esempio.
Impostiamo 2 diversi valori per l’RSI, ad esempio 7 e 14 periodi.
Notiamo come nel caso di impostazione dell’indicatore RSI a 7 periodi (la curva viola in basso) si hanno delle oscillazioni più rapide consentendo all’indicatore di attraversare più spesso le fasce di ipercomprato e di ipervenduto.
Utilizzo pratico dell’RSI indicatore su azioni
Un utilizzo pratico dell’indicatore RSI su un titolo azionario potrebbe essere quello di osservare quando l’indicatore si avvicina verso le zone di ipervenduto e di ipercomprato per generare segnali.
In particolare si potrebbe ottenere un segnale di acquisto quando l’RSI incrocia al rialzo la linea +20 (provenendo dalla fascia di ipervendita);
Analogamente venderemo allo scoperto il titolo (cioè andremo short) quando l’indicatore RSI incrocerà al ribasso la linea + 80 (provenendo dalla fascia di iperacquisto).
N.B. In realtà contrariamente a quanto affermato dalla teoria, l’esperienza ci insegna che l’RSI settato a 14 periodi difficilmente oltrepasserà le zone di iperacquisto e di ipervendita, quindi in alternativa potrebbe essere utilizzato quando semplicemente si avvicina ad esse mettendo in evidenza una potenziale inversione del trend di mercato.
La figura qui riportata in basso chiarisce molto meglio il concetto. Vediamola.
Il cerchio in viola a sinistra sull’indicatore mostra una zona di potenziale eccesso di mercato (iperacquisto) e infatti di lì a poco il mercato si prepara ad effettuare una rapida inversione variando la propria tendenza da rialzista a ribassista.
Anche in un’altra occasione l’RSI indicatore ci mostra un eccesso di vendita del titolo posizionandosi a ridosso della linea +20 (ipervendita). La situazione estremamente negativa viene anche questa volta ribaltata con una inversione di tendenza questa volta da ribassista a rialzista.
Utilizzo pratico dell’RSI indicatore su forex Euro Dollaro
In quest’altro esempio mostriamo la validità del funzionamento dell’indicatore RSI anche per il caso del cambio valutario Euro Dollaro.
Possiamo notare come l’RSI mette in evidenza una situazione di inversione di tendenza prima sfiorando la linea di ipervenduto (cerchietti viola più a sinistra), poi quella di ipercomprato (cerchietti viola più a destra).
Come sempre poi la buona riuscita delle operazioni e la possibilità di generare dei profitti continuativamente non dipende solo dall’utilizzo di un indicatore ma dall’applicazione di un metodo (di cui eventualmente anche l’RSI può fare parte).
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Utilizzo dell’RSI indicatore in condizione di divergenza dei prezzi
Un impiego che secondo la nostra esperienza risulta essere molto più affidabile dell’indicatore RSI è quello che sfrutta le cosiddette divergenze di prezzo.
Che cosa è una divergenza di prezzo?
Semplice. È un andamento difforme tra l’andamento del titolo e dell’indicatore.
Se ad esempio i prezzi stanno scendendo ma l’RSI indicatore sta salendo (quindi l’RSI non è in grado di tenere la forza al ribasso dei prezzi) allora siamo in presenza di una divergenza rialzista.
Viceversa se i prezzi continuano a salire ma l’RSI va a formare via via dei massimi decrescenti, allora saremo in presenza di una divergenza ribassista per cui è molto probabile che di lì a poco i prezzi torneranno a scendere.
Un esempio di divergenza rialzista con RSI è mostrata nella figura qui in basso:
Come possiamo ben vedere il titolo azionario Unicredit è in forte trend ribassista ma a cavallo tra la fine di gennaio e gli inizi del mese di febbraio 2016 i nuovi minimi registrati dai prezzi non vengono supportati dall’indicatore.
Quest’ultimo infatti (l’RSI indicatore) forma due minimi uscendo addirittura dalla zona di ipervenduto incrociando al rialzo la linea +20 (che rappresenta il limite superiore della fascia di ipervendita) ma il secondo minimo formatosi è maggiore del primo (infatti graficamente possiamo trovarlo più in alto rispetto al primo).
In una divergenza ribassista cosa troveremo quindi?
Semplicemente i prezzi registreranno massimi via via crescenti (tracciare una freccia inclinata all’insù da sinistra verso destra sul grafico dei prezzi può avvantaggiare la visualizzazione), mentre l’indicatore RSI formerà massimi decrescenti.
Se questa condizione si forma poi quando l’indicatore rientra dalla fascia di iperacquisto, beh, in tal caso prepariamoci a vendere!
Vantaggi e svantaggi dell’RSI indicatore
Abbiamo capito fin qui come nasce questo importante indicatore alleato del trader e come può essere utilizzato nella realtà pratica dei mercati per fare trading e per sviluppare strategie vincenti.
Vediamo infine di riassumere i principali pro e contro dell’RSI indicatore.
Vantaggi
- L’RSI ha avuto molto successo grazie alla pubblicazione di Wilder negli anni ’70 ed il largo impiego che l’indicatore ha trovato potrebbe essere di per sé un indice di affidabilità;
- È di semplice costruzione matematica e facilmente implementabile in qualsiasi piattaforma di chart trading;
- Pochi parametri da impostare (solo il periodo);
- È di facile lettura ed utilizzo e fornisce segnali semplici per poter prendere le proprie decisioni di trading;
- Tende ad evidenziare le situazioni di eccesso del mercato;
- Fornisce segnali abbastanza affidabili se utilizzato in combinazione con le divergenze di prezzo o meglio ancora se in combinazione con un pattern candlestick.
Svantaggi
- Se viene settato con un periodo troppo corto rischiamo di ottenere troppi falsi segnali il che non è mai una cosa buona!
- Se il periodo è troppo lungo il ritardo rispetto ai prezzi diventa eccessivo ed inoltre difficilmente riusciremo ad apprezzare delle zone di eccesso (fuoriuscita dell’indicatore nelle zone di iperacquisto e di ipervendita);
- Esistono degli indicatori che in alcune situazioni di mercato potrebbero essere più affidabili soprattutto dell’individuare una eventuale divergenza con i prezzi, come l’indicatore Commodity Channel Index.